La visita è stata quanto mai proficua per i rapporti di amicizia e i propositi di collaborazione con l’ Italia ed in particolare con la Versilia.
La Professoressa ha una lunghissima esperienza clinica e genetica della Sindrome. E’ autrice di almeno 130 articoli sul tema.
Si aggiunge così anche ai ricercatori del CNR , Fisiologia Clinica di Pisa, Dott. Fabrizio Bianchi, Dott.ssa Anna Romanelli, Dott Alessandro Tonacci e Dottoressa Lucia Billeci.
Tornata in Polonia così ha scritto della Fondazione la Professoressa Alina Midro sulla rivista della sua Università a Bialystok:
“Viaggio a Viareggio, in Toscana, con Helenika, bambina Rett”
Di solito la diagnosi genetica di una sindrome nel bambino che rende conto delle alterazioni della sua salute e/o di anomalie del comportamento viene interpretata come l’ impossibilità di cura. Questo crea una grande frustrazione nei suoi genitori. Spesso il medico sostiene che non si puo fare niente, accrescendo le emozioni negative della famiglia. Ma dobbiamo sempre pensare, nella prospettiva dell’ azione medica, solo di riparare la mutazione del proprio gene, quando questo rappresenta la causa e quando la sua funzione e alterata? Per essere più semplici, la proteina prodotta dal gene opera nei sentieri della rete neurale cooperando con altre molecole, anche proteiche, per compiere la propria funzione in un certo tessuto cellulare, in un cero tempo e in un preciso periodo di sviluppo. Forse in questa prospettiva dovremmo pensare come aiutare a funzionare l’ intero sentiero comunicativo, come ripararlo, permettendo di fare entrare nel corpo elementi mancanti che impediscono di realizzare il loro compito o diminuire questi elementi quando sono prodotti in eccesso. Con questa premessa i ricercatori che si occupano della ricerca farmacologica nella Sindrome di Rett, disturbo del neurosviluppo che altera le funzioni del sistema nervoso centrale ed autonomico, solitamente causato da mutazioni “de novo”, si sono concentrati sul gene MECP2, localizzato sulla parte distale del cromosoma X (precisamente nella zona Xq28). Della sua natura eziologica nella sindrome di Rett sappiamo dal 1999, quando è stata scoperta la prima mutazione a Houston in Texas. I nostri studenti possono vedere di questo successo nel film “Silent Angels” interpretato da Julia Roberts. “Silent angels”, nella versione polacca racconta non solo le circostanze della scoperta della mutazione del gene MECP2, ma anche il fenotipo delle bimbe, il loro comportamento, le relazioni con famiglia e delle possibilità di fare la diagnosi. La realizzazione del film e la possibilità di vederlo nella versione polacca è stata possibile non solo grazie alla collaborazione di medici e scienziati, ma anche la loro straordinaria partecipazione delle famiglie che hanno creato l’associazione dei genitori e di sostenitori delle persone con sindrome di Rett. I genitori in modo particolare sono gli esperti della loro figlia e queste osservazioni usate in modo appropriato possono avere un valore straordinario nel lavoro dei medici. L’enorme sforzo fatto per le persone Rett, nell’ informare l’ambiente medico non è rimasto senza eco. Gli incontri degli scienziati con I genitori su temi riabilitativi e la partecipazione dei genitori alle conferenze scientifiche fatte dagli studiosi, la collaborazione in sede nazionale ed internazionale di medici, associazioni ed organizzazioni no profit, sono I nuovi segni del tempo.
Importante era la presenza di studenti e di giovani sugli aggiornamenti durante le conferenze polacche, dopo la fondazione dell’ associazione polacca finalizzata all’ aiuto delle persone con sindrome di Rett nel 1996. In sequito a questi incontri si rompevano I rami duri delle relazioni standard medico – paziente. Si potevano così conoscere gli altri problemi, non solo della salute, che toccavano le famiglie delle bimbe con Rett. Si poteva sentire come spesso le famiglie erano lasciate sole subito dopo la diagnosi di sindrome di Rett. Si potevano incontrare le giovani donne con la sindrome, le quali non avevano ancora nè la diagnosi clinica, né quella moleculare. In America e nell’ Europa occidentale la partecipazione dei genitori ha aiutato a stimolare gli ambienti scientifici ad operare per I nuovi progetti di ricerca che spiegano la patogenesi della sindrome e ad acquisire i mezzi per realizzarli. Il motto popolare, inventato dall’ International Rett Syndrome Associacion “La mano con la mano con la sindrome di Rett” ha contribuito alla realizzazione delle sfide della ricerca.
Quando sono stata invitata al congresso mondiale sulla Sindrome di Rett a Parigi, di cui ho scritto sul “Medyk Bialostocki” nel 2008, non ero cosi tanto meravigliata alla notizia che erano imminenti trial clinici con l’utilizzo di prodotti farmacologici, al fine di aiutare lo sviluppo delle bimbe, con miglioramenti simili a quelli ottenuti su particolari modelli animali.
Una delle proposte era quella di usare la stimolazione neuronale per un fattore di crescita insulino-simile: l’ IGF1. La sostanza influisce sul fattore neuronale della crescita, il BDNF, la cui mancanza è proprio causata dall’ insufficienza della funzione della proteina trascritta dal MECP2, a causa della mutazione del gene stesso. Purtroppo il BDNF non può essre utilizzato direttamente perchè non è in grado di trapassare la barriera emato-encefalica. In quel congresso annunciavano l’inizio di prove cliniche finalizzate primariamente ad evidenziare (scongiurare) eventuali effetti collaterali del farmaco, a Boston, nel gruppo di Kaufman [n.d.r.: e Khwaja] ed in Francia ed in Italia.
Nel 2005 ero a Huston a lavorare sulla clinica della Sindrome di Rett ed ho conosciuto il Prof Glazer e con mia grande gioia l’ho incontrato nuovamente a Roma nel 2015; in questa occasione mi sono informata con lui che mi spiegava che erano vicini a terminare il trial clinico. I risultati erano promettenti e Glaze annunciava la possibilità di ricevere l’autorizzazione dell’ FDA per introdurre sul mercato l’ IGF1 come medicina per la sindrome di Rett.Nella conferenza precedente nel 2013 a Maastricht venni affascinata dai primi risultati dello studio clinico in Italia, perchè il Prof Pini ci mostrò i video delle sue pazienti, a cui somministrava Mecasermina ricombinato equivalente dell’ IGF1 per via sottocutanea. Le bambine acquisivano nuove capacità, camminavano da sole e miglioravano la concentrazione e le possibilità di comunicazione. Piena di entusiasmo ho trasmesso queste notizie al gruppo polacco dell’ associazione dei genitori. Alcuni erano presenti personalmente a Roma, per assorbire più informazioni scientifiche al fine di migliorare la qualità della vita delle loro bambine, per conoscere metodi riabilitativi e le modalità di lavoro negli altri paesi.Il padre di Helena, conoscendo correttamente la lingua italiana, ha sognato che sua figlia al più presto avrebbe poturo ricevere il trattamento con IGF1 anche alla luce delle recenti prove cliniche.
Allora ho chiesto al Prof Pini, Neuropsichiatra infantile ed uno dei più grandi esperti sulla sindrome di Rett in Italia, la sua consulenza. Ed è successo che anche io sono stata invitata dal Prof Pini al reparto da lui guidato all’ Ospedale Versilia a Lido di Camaiore e alla Fondazione TIAMO (Tutti Insieme Associazioni Malattie Orfane) di Viareggio di cui è il Consulente.
Potevamo finalmente incontrarci insieme , ora, nell’ aprile 2016, per discutere della ricerca e delle prospettive di un lavoro comune, della cooperazione utile a curare la sindrome di Rett. Helena ha ricevuto una serie di valutazioni cliniche profonde, oggettive e soggettive, oltre a fare ricerche di laboratorio e strumentali. Seduta in poltrona, tra le braccia della mamma, con una cuffietta gialla da cui pendevano fili per gli esami neurofisiologici, Helena è stata tranquilla durante tutta la registrazione che è durata un’ora e che misurava i parametri cardiaci e respiratori. Tra le braccia della mamma le mani di Helena non si muovevano con la solità intensità e si sentiva a suo agio anche in un ambiente sconosciuto.
A giorni i genitori riceveranno i risultati delle consultazioni e della ricerca durata tutta una giornata ad opera del gruppo di medici specialisti. Potrà Helena essere considerata idonea alla terapia con IGF1? Ancora non lo sappiamo, risulta che non tutte le bambine hanno tollerato ugualmente la medicina. Erano gli incidenti ipoglicemici e gli attacchi epilettici a costituire un limite al trattamento e, secondo il Prof Pini, occorre studiare ancora meticolosamente i criteri d’inclusione al trattamento dell’ IGF1, limitando al massimo la possibilità di effetti collaterali nella sindrome di Rett. Si prevede che sotto questo aspetto il trattamento possa essere disponibile nel 2018.Il centro della Fondazione TIAMO, situato in un luogo pittoresco tra prati fioriti con la vista della motagna e tra pini da noi introvabili, mi ha affascinato al primo sguardo. E’ un luogo dove si può curare l’anima. E’ stato fondato in onore di persone sensibili, e creato per persone disabili, che come mi spiegava il Signor Giorgio Fazzini, fondatore e custode del centro, si giovano di terapia ricreativa, che sostenga le esigenze individuali dello sviluppo attraverso la cultura e lo sport. Dentro il centro si trovano attrezzature adatte alle possibilità delle persone con varie forme di disabilità, c’è stata una grande cura per abbattere le barriere architettoniche e culturali. Fuori, sotto un tetto provvisorio sono conservati mobili e sedie adatti alle varie possibilità dei partecipanti. L’accesso sulla carrozzella è possibile perfino ad un apposito dondolo per godersi, con un così piccolo sforzo, la sensazione di dondolare verso le nubi.
Alle pareti l’occhio gode dell’ esposizione di pellissimi lavori plastici fatti dai partecipanti agli esercizi e agli incontri. L’integrazione è realizzata anche attraverso l’organizzazione di feste e compleanni. L’atmosfera mi ricordava i centri montessoriani che ho frequentatoin passato sia a Monaco che a Erlangen. La professoressa italiana Maria Montessori, un medico e pedagogo che ha creato nel secolo scorso la teoria dell’ agire, un metodo ancora attuale nel trattamento individuale nella coerenza educativa in sintonia con il mondo interiore delle esigenze. La terapia montessoriana apre la possibilità di conoscere le capacità di ogni bambino, da qui nasce il riconoscimento dei suoi bisogni al fine di assecondare lo sviluppo delle sue capacità potenziali. Le bambine con sindrome di Rett di solito non parlano, non usano le braccia e spesso, in età più avanzata, si muovono sulla carrozzina, Ciò nonostante possono comunicare con gli occhi, con la mimica del volto o con i movimenti del corpo intero. Possono sorridere, ma anche gridare con orrore. Amano la musica e reagiscono adeguatamente. La professoressa Stengel – Rutkowski per prima ha fatto una ricerca utilizzando il metodo montessoriano nella sindrone di Rett, svelando anche il loro una serie di capacità. Dipende da tutti noi se possiamo capirle, amarle e trovare per loro un posto in mezzo a noi. Da noi dipende se aiuteremo i genitori con ogni forma di appoggio comune, farmacologico o riabilitativo per farle esistere, farle sentire amate ed anche capaci di amarci. La diversità genetica non significa che non si possa fare nienete.I geni operano in un dialogo con l’ambiente, i loro prodotti raggiungono la rete molecolare del corpo, e noi medici, conoscendo queste regole possiamo portare un aiuto proessionale alle persone con alterazioni e difetti dei geni.
Alina Teresa Midro
Professoressa libero docente di Medicina
Medical University of Bialystok
Department of Clinical GeneticsPolonia
(traduzione in italiano: padre Daniele Waszek OFM)