Sono passati 11 anni da quando Natascia, una ragazza Rett, appena maggiorenne, è volata via.
Era stanca, aveva perduto interesse, non aveva più voglia di vivere, così una notte, silenziosamente aveva smesso di respirare, il cuore si era fermato ed era rimasta immobile ad aspettare che il babbo e la mamma si risvegliassero al mattino e la trovassero lì, serena, senza una smorfia di dolore.
Nati era una ragazza attenta, curiosa, festosa. I movimenti erano lenti ed impacciati, aveva bisogno dei suoi genitori anche per bere una tazza di caffellatte o per assaggiare un biscotto; ma quel giorno aveva studiato una strategia micidiale. Era al tavolo di cucina e sorvegliava una mosca fastidiosa che ronzava intorno e volava dalla finestra alla tavola, dal soffitto al piattino della marmellata; e la mosca girava e girava, come gli occhi di Natascia che la seguivano senza posa. Le braccia immobili ai lati del corpo, le mani serrate.
Ad un tratto la mosca, succhiato il nettare della marmellata di fichi, si alzò dal piatto, ma il volo fu interrotto da una mossa fulminea di Natascia che con il braccio teso aprì la mano, intercettò e catturò l’insetto, tra lo stupore degli astanti. Inutile chiedere al dottore, non avrebbe saputo rispondere. Tornano in mente i personaggi del romanzo di Oliver Sacks, pazienti colpiti da encefalite letargica, che bloccati nella loro rigidità muscolare, riuscivano a prendere una pallina da tennis alla velocità della luce.
Nati ora è nella luce, non sappiamo bene dove, ma in questi giorni ci ha fatto dono di una splendida carrozzina ed una biciclettina nuova di zecca pronti per qualche altra bambina come lei che ne possa aver bisogno.
La bicicletta di Nati, bimba dagli occhi belli di Giorgio Pini
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